8 cose che ho imparato nell’insegnare a cucire
Ho cominciato a tenere dei corsi di cucito nel 2018 e, come per molte cose belle che mi sono capitate nella vita, ci sono arrivata un po’ per caso, per merito di una persona che ha fortemente creduto in me.
Prima di allora, l’unica mia esperienza di insegnamento del cucito erano i tutorial del canale YouTube: un’ottima palestra per capire come vadano organizzate le spiegazioni, ma certo gestire la didattica strutturata di un intero corso è decisamente un’altra cosa.
All’inizio puoi quindi immaginare quanto fossi terrorizzata all’idea di fallire come insegnante, di non riuscire a risultare chiara e comprensibile nello spiegare.
Infatti come ho scritto anche nella pagina della mia biografia sono una convinta sostenitrice del fatto che, nel cucito come in tutto, il saper fare non corrisponde automaticamente al sapere insegnare.
Credo che questa convinzione si sia radicata in me negli anni della scuola, durante i quali purtroppo non sempre ho incontrato professori capaci di trasmettere con chiarezza il bello della propria materia e di cogliere il significato profondo dell’apprendimento.
Insegnare agli altri è un compito delicatissimo, in grado di costruire o di distruggere: può far nascere ispirazioni e passioni, così come far scaturire insopportazioni e distacchi senza ritorno.
A distanza di qualche anno, dopo tanti corsi di cucito tenuti in aula ed ora anche online, da questa esperienza come insegnante posso dire di aver imparato che:
La semplicità è un sistema complesso.
Spesso si crede che semplicità sia sinonimo di facilità, ma non è affatto vero.
La semplicità è sempre una traduzione di qualcosa di complesso e quindi nonostante l’apparenza è terribilmente difficile, ma qui sta il suo bello: riuscire a semplificare per gli altri, rendendo chiaro e alla portata anche ciò che semplice non è, secondo me è l’anima dell’insegnamento.
Non bisogna mai dare nulla per scontato.
Sapere già le cose porta a dimenticare che tutti i passaggi sono fondamentali per chi deve imparare: meglio una parola in più, un dettaglio aggiuntivo che tralasciare solo per fretta o per paura di andare a noia.
Ogni persona è a sé.
Siamo tutti diversi, anche nel modo di apprendere. Quello che va bene per uno non è detto sia valido per un altro. La sfida per un insegnante sta nel saper cambiare formula e strategia in base alla persona che si ha davanti.
Non puoi piacere a tutti… e va bene così.
Il tuo metodo non è universale: qualcuno con te si annoierà e qualcuno non capirà lo stesso nonostante i tuoi sforzi.
Di più. A qualcuno proprio non piacerai: per il tuo modo di fare, per il tuo tono di voce o per la tua faccia.
Va accettato, ricordandosi sempre che nemmeno la Nutella piace a tutti… a me compresa 😊
Non tutti possono piacerti… e anche questo va bene così.
Come tu puoi non piacere, ci sarà naturalmente qualcuno che non piacerà a te.
Per il suo modo di fare, per il tono di voce o per la faccia, certo.
Ma soprattutto, perché ti darà sempre l’impressione di non ascoltare, di non voler apprendere veramente.
Eppure queste persone, mettendoti inevitabilmente in difficoltà, ti offriranno l’opportunità di uscire da una zona di comfort e di misurare le tue competenze.
Più insegni, più sei tu a dover imparare.
Insegnare non vuol dire conoscere già tutto, anzi.
Più si sa più c’è da sapere e, nel caso di chi si mette nella posizione di istruire gli altri, ammettere i propri limiti e cercare di migliorarsi continuando ad apprendere è un atto dovuto.
La soddisfazione di chi impara da te ripaga da ogni fatica.
Trasmettere conoscenza può essere faticoso perché stimolare e mantenere l’attenzione degli altri richiede molta energia.
Quando però capisci che hai un merito nell’aiutare le persone a scoprire e a sviluppare le proprie capacità, quando le instradi a coltivare uno spazio benefico di creatività e riconosci l’entusiasmo per un risultato e la voglia di saperne di più nei loro occhi o nelle loro parole, vieni davvero ripagata da ogni fatica e tutta l’energia spesa ti viene restituita doppia.
Il giudizio che conta è quello delle persone a cui insegni.
Capisci di aver fatto un buon lavoro quando chi ne dà una valutazione positiva non è un massimo esperto del cucito, ma le persone a cui insegni.
Non c’è vittoria più grande di saperle soddisfatte e di ritrovare nelle loro parole per te esattamente quel che volevi ottenere.
Per questo la pagina del mio sito di cui vado più orgogliosa è Dicono di me.
Ogni volta che ho dei dubbi sul mio operato o sono in un momento di sconforto e difficoltà lavorativa, vado a leggerla e trovo lì la spinta per continuare la mia strada.